Lo scritto descrive la villa unifamiliare Claw House progettata da Camillo Botticini e Matteo Facchinelli, attraverso il tema della corte. La lettura critica dell’opera è affiancata dalla descrizione di altre principali architetture progettate dallo Studio Architectural Research Workshop (ARW). Il racconto dialogico tra la Claw House e gli edifici pubblici permette di indagare il lavoro sperimentale fatto sulla tipologia a corte alle diverse possibili scale. Da quella domestica della residenza, a quella urbana della città.
Keywords
Spazio, luogo, architettura, tipologia, paesaggio
Il contesto. Tra luogo e architettura
La villa unifamiliare Claw House1 sorge sulle colline della località di Cremignane del Comune di Iseo. Un luogo prospiciente al lago, in prossimità della riserva naturale Torbiere del Sebino. L’area, fortemente caratterizzata dalla zona umida del parco, è un luogo di rilievo per la biodiversità nella Pianura Padana lombarda. Al sistema paesaggistico della riserva naturale e del lago d’Iseo, fa da sfondo il monte Adamello, compreso tra la provincia di Brescia e Trento e che con i suoi 3.554 metri di altezza rivela il sistema montuoso delle Alpi Retiche.
Il principio insediativo della casa è connotato, così come afferma Camillo Botticini dello Studio Architectural Research Workshop (ARW), dal forte “rapporto con il sito e la relazione con gli orizzonti che la pongono quale dispositivo multiplo di osservazione”2 del paesaggio. Afferma ancora il progettista che l’obiettivo è stato quello di costruire un’architettura fortemente legata al luogo e capace di mostrarsi come sempre esistita e contemporaneamente rendere manifesta l’espressione di una domesticità contemporanea. Le due finalità descritte dall’autore, quello dell’appartenenza dell’architettura al luogo e quella del carattere fortemente espressivo della forma dell’abitare oggi, trovano nella ricerca condotta dallo Studio ARW una riflessione più ampia e complessa trascrivibile nel rapporto che si instaura tra il nuovo testo architettonico e contesto rappresentato dal luogo. Possiamo affermare che i progetti realizzati dai due autori titolari dello studio3 non rappresentano mai una semplice operazione di inserimento dell’opera come soggetto autonomo in un sito, bensì sviluppano sempre nuove occasioni per costruire relazioni con il contesto e metterne in luce i propri caratteri.
Claw House. Un’architettura stereotomica scavata
La casa è collocata strategicamente nel punto più alto del sito ed è definita da un impianto a pinza4, come due chele che definiscono tipologicamente una corte aperta verso l’esterno. Questa particolare configurazione morfologica definisce un dispositivo a diaframma in grado di mettere a fuoco simultaneamente diverse forme di paesaggi. Quello collinare in cui sorge il lotto, quello lagunare del lago d’Iseo, quello alpino del monte Adamello. Un’architettura, quella della Claw House capace di disegnare, come un caleidoscopio, differenti sguardi sulla geografia del territorio che fanno da sfondo al quarto lato assente della corte. Nell’estremità del braccio est della casa si collocano gli ambienti a giorno, aperti grazie alle ampie finestre, oltre che sulla corte interna, sulla riserva naturale del Torbiere del Sebino e sulle montagne dell’Adamello. Nel secondo braccio, quello ad ovest, trova spazio la zona notte le cui aperture verso l’esterno sono rivolte verso il lago. La figura della casa, in planimetria, si chiude sul lato sud dove trovano spazio la rampa di accesso al livello ipogeo e la scala che raccorda la quota topograficamente più bassa del sito con quella superiore di accesso alla casa. L’ingresso è ricavato in una nicchia a forma trapezoidale all’interno della facciata e permette di accedere direttamente nella zona pranzo e soggiorno. In sezione l’attacco al suolo è configurato da uno scavo ove è collocata l’autorimessa, mentre l’attacco al cielo è definito da una copertura che disegna una geometria ad origami. L’intero volume è rivestito da un’unica superficie mono-materica. Questo permette di percepire la casa come un unico corpo stereotomico. Una stereotomia scavata al suo interno dalla corte aperta definibile, in chiave semperiana, come il vero focolare dello spazio domestico capace di estendersi alla scala più ampia del paesaggio. La corte aperta assolve al ruolo di fulcro tra lo spazio interno e lo spazio esterno, mentre il ruolo delle aperture ottenute attraverso operazioni di scavo nel muro, costruiscono continui e mutevoli paesaggi sotto forma di diverse viste ed inquadrature.
Opere paradigmatiche
La Claw House ha dei chiari riferimenti ad architetture del passato che possono essere assunte come opere paradigmatiche. Esempi miliari presi a prestito dalla cultura del progetto. Il principale riferimento per la residenza in oggetto sono due opere dei fratelli Aires Mateus, Casa a Coruche e Casa ad Aroeira, entrambe del 2010. L’idea dei due architetti portoghesi è quella di esplorare, così come essi stessi definiscono, “il punto limite di riconoscibilità dell’archetipo della casa, attraverso la sottrazione di un patio e la successiva sottrazione degli spazi principali”5. Una esplorazione compositiva dello spazio domestico capace di rileggere il significato e il senso degli stilemi architettonici della casa tradizionale: muro, parete, tetto, finestre. La Casa a Coruche è inscrivibile in una losanga irregolare scavata al suo interno. L’inserimento della corte al centro della figura distrugge la compattezza del volume chiuso di partenza generando uno spazio cavo centrale, così come succede nella Claw House, mentre nei corpi laterali, quattro spazi interni principali, trovano collocazione gli ambienti della zona giorno e zona notte della casa. Il secondo riferimento è Casa ad Aroeira a forma esagonale, a cui i fratelli Mateus si ispirano a loro volta per la definizione di una tipologia insediativa delle residenze costruite negli anni ’60. Lo spazio centrale vuoto si apre all’esterno verso il fiume che connota il paesaggio. Tutti gli ambienti si dispongono in modo circolare intorno alla cavità definita dal vuoto senza nessuna soluzione di continuità. La copertura, bianca, in continuità con il colore delle pareti della casa, permette di definire un volume scultoreo dal forte carattere stereotomico. Medesima soluzione adottata dallo Studio ARW, anche se in questo caso il materiale è il legno.
Nella ricerca dell’archetipo dello spazio domestico inteso come un dispositivo in grado di definire una relazione con lo spazio esterno e in generale con la dimensione più ampia del territorio, possono essere citate altre due opere. L’opera Guidotti House, più comunemente conosciuta come “Casa del Sindaco” di Luigi Snozzi a Monte Carasso nel Canton Ticino in Svizzera. La casa costituisce uno dei paradigmi dell’architettura contemporanea. Essa definisce con lo spazio esterno un particolare dialogo con il vigneto e il giardino. L’estensione dello spazio domestico è delimitata dal muro che chiude il lotto dalla strada e segna la direzione del rapporto tra spazio interno e spazio esterno inteso come una dilatazione della residenza.
Il secondo riferimento culturale per Claw House è Une Petite Maison di Le Corbusier. Il lavoro dello Studio ARW per il progetto della Claw House è tutto incentrato nel definire continue inquadrature sul territorio in modo da costruire figure di paesaggio. Un dispositivo che trova nella storia dell’architettura moderna, riferimento nella Petite Maison che l’architetto svizzero disegna per suoi genitori sul Lago Lemano. Il riferimento alla vista sul lago è una icona di come una semplice apertura sia in grado di definire un paesaggio6
Mutazione del tipo a corte. Una sperimentazione progettuale
Il lavoro di ricerca progettuale dello Studio ARW presenta un forte carattere sperimentale in termini di innovazione della tipologia architettonica ed in particolare di quella a corte. Questo indipendentemente dal programma funzionale a cui le singole architetture commissionate allo studio dovranno assolvere. Pertanto, la possibilità di riscrivere ogni volta la forma del luogo, diventa il leitmotiv del loro percorso professionale comune ai diversi ambiti progettuali: dalla scala domestica dell’abitare, fino ai luoghi urbani della città. In entrambe le scale la tipologia a corte diventa lo strumento chiave per le diverse soluzioni progettate. Molti sono gli esempi.
Il progetto per Centro Tecnico Municipale ad Achères in Francia, si estende su un’area di oltre 5 mila mq, di cui quasi 3 mila di superficie costruita. Gli spazi coperti, così come richiesto dal programma funzionale della municipalità, sono destinati ad atelier, deposito, uffici ed archivio. Essi sono tutti disposti intorno ad uno spazio centrale vuoto che si chiude a corte grazie ad un muro di altezza variabile che disegna il quarto lato della composizione urbana del complesso. L’edificio si struttura con campate in legno lamellare secondo una sequenza sincopata variabile da 4,5 – 5,5 – 6,5 metri in modo da assolvere alle diverse esigenze funzionali a cui gli spazi interni devono assolvere. L’edificio si avvale di un doppio linguaggio nella definizione del suo involucro. Quello esterno modulato dalla scansione delle campate che si relaziona con il paesaggio circostante, e quello interno della corte la cui superficie dell’involucro è in policarbonato. Questo permette al vuoto centrale di essere uno spazio dal quale poter captare una fonte luminosa, di luce naturale diffusa, che permette di illuminare tutti gli spazi interni con luce neutra ed omogenea.
Il secondo progetto è il “Condensatore culturale nel parco”. La corte a forma di spazio triangolare configura l’impianto insediativo del progetto per il polo culturale con biblioteca, teatro e sala polifunzionale. L’edificio è collocato in un luogo strategico dal punto di vista urbano, tra il parco della Villa Reale di Monza e l’abitato storico di Vedano. L’edificio ricalca la morfologia del lotto, un poligono irregolare, sul quale insisteva un cinema recentemente demolito. Obiettivo della soluzione progettuale è quello di definire una sequenza di spazi pubblici aperti tra la piazza a corte di forma triangolare all’interno dell’edificio e la piazza esterna. Questo permette di realizzare una continuità tra le diverse forme di spazio pubblico interno ed esterno all’edificio. Il vestibolo urbano della relazione tra le due diverse forme dello spazio pubblico è definito da due corpi a larghezza variabile che disegnano la corte triangolare e che contengono la sala teatro da un lato e la biblioteca dall’altra. Ancora una volta l’impianto a corte diventa lo strumento per la definizione non di una tipologia architettonica, ma di un dispositivo spaziale capace di costruire relazione tra interno dell’edificio, sia esso pubblico o privato, con lo spazio esterno.
Altro esempio di soluzione progettuale attraverso l’interpretazione della corte è il Centro Direzionale per la Regione Sicilia. La lettura del contesto periferico a nord del capoluogo siciliano individua frammenti urbani che definiscono isole non connesse tra di loro e con il sistema infrastrutturale della città. A queste condizioni di perifericità dell’area fa da sfondo il sistema delle aree coltivate, dei parchi verdi, di Monte Ercta e di Capo Gallo. Un sistema di preesistenze ambientali che definisce un doppio paesaggio a scala territoriale che si apre sul mare. Ad est sulla spiaggia di Mondello e ad ovest su quella di Sferracavallo. La soluzione progettuale, adottata dallo studio, per il Centro Direzionale cerca di ribaltare la condizione di perifericità del sito in una centralità per mezzo di un nuovo grande recinto “osmotico” così come viene definito dagli autori. Uno spazio capace di definire una grande corte urbana a servizio della città, oltre che per gli uffici delle Regione.
Il sistema dell’impianto a corte è la soluzione adottata per il progetto della Cittadella dello Sport a Novara. Un’area totale di intervento di oltre 200 mila mq. Uno studio per la definizione di aree per il nuovo parco tematico per lo sport, insieme alla riqualificazione e valorizzazione degli edifici già esistenti definisce un nuovo paesaggio urbano. Il progetto nasce dall’esigenza di riqualificare le strutture sportive dell’intero impianto e i relativi spazi aperti di pertinenza con le grandi superfici dedicate a parcheggio. Il lotto è delimitato dal torrente Agogna che segna il limite a sud con il paesaggio rurale definito dai fondi agricoli. Il core del progetto è quello di realizzare una sequenza di recinti, ognuno dei quali diventa singolarmente una corte dedicata alle attività sportive, e tutte in relazione tra di esse diventano tessuto connettivo dello spazio pubblico.
Ultimo esempio di come il tema della corte sia la matrice sulla quale lo Studio ARW sperimenta continue soluzioni è il progetto per la Definizione del Corridoio Unesco di connessione e valorizzazione dell’Area Archeologica Capitolium, Teatro Romano e Complesso Museale di Santa Giulia a Brescia. Il progetto ha come principale obiettivo quello di connettere e mettere in relazione, durante le ore di apertura degli spazi museali, attraverso un percorso il Tempio Capitolino, il Teatro romano e il complesso di Santa Giulia. L’idea progettuale è quella di aprire i diversi recinti, in ordine: quello dello spazio antistante il Tempio Capitolino, quello dell’emiciclo del Teatro, e quello della corte del complesso museale di Santa Giulia in modo da definire una concatenatio di corti urbane per la città di Brescia. Il progetto definisce una sezione urbana di attraversamento del più importante sito archeologico della città di Brescia. I tre diversi recinti mettono in atto una narrazione nello spazio e nel tempo della memoria della città.
Note
1 Area totale di intervento: 1.790 mq. Superficie costruita: 262 mq. Committente: Wood Beton S.p.A.
3 Lo studio professionale ARW è un laboratorio di ricerca nato nel 2016. I fondatori sono Camillo Botticini (1965) e Matteo Facchinelli (1977), in https://arw-associates.com/studio/, consultato il 02/12/2021.
Architectural Research Workshop, ARW, Claw House, Vista della corte e a volo d'uccello, Plastico, 2018, in www.theplan.it/award-2019-villa/claw-house-1, consultato il 02/12/2021.
Pasquale Mei
Claw House. Mutazione della casa a corte
Abstract
Lo scritto descrive la villa unifamiliare Claw House progettata da Camillo Botticini e Matteo Facchinelli, attraverso il tema della corte. La lettura critica dell’opera è affiancata dalla descrizione di altre principali architetture progettate dallo Studio Architectural Research Workshop (ARW). Il racconto dialogico tra la Claw House e gli edifici pubblici permette di indagare il lavoro sperimentale fatto sulla tipologia a corte alle diverse possibili scale. Da quella domestica della residenza, a quella urbana della città.
Keywords
Spazio, luogo, architettura, tipologia, paesaggio
Il contesto. Tra luogo e architettura
La villa unifamiliare Claw House1 sorge sulle colline della località di Cremignane del Comune di Iseo. Un luogo prospiciente al lago, in prossimità della riserva naturale Torbiere del Sebino. L’area, fortemente caratterizzata dalla zona umida del parco, è un luogo di rilievo per la biodiversità nella Pianura Padana lombarda. Al sistema paesaggistico della riserva naturale e del lago d’Iseo, fa da sfondo il monte Adamello, compreso tra la provincia di Brescia e Trento e che con i suoi 3.554 metri di altezza rivela il sistema montuoso delle Alpi Retiche.
Il principio insediativo della casa è connotato, così come afferma Camillo Botticini dello Studio Architectural Research Workshop (ARW), dal forte “rapporto con il sito e la relazione con gli orizzonti che la pongono quale dispositivo multiplo di osservazione”2 del paesaggio. Afferma ancora il progettista che l’obiettivo è stato quello di costruire un’architettura fortemente legata al luogo e capace di mostrarsi come sempre esistita e contemporaneamente rendere manifesta l’espressione di una domesticità contemporanea. Le due finalità descritte dall’autore, quello dell’appartenenza dell’architettura al luogo e quella del carattere fortemente espressivo della forma dell’abitare oggi, trovano nella ricerca condotta dallo Studio ARW una riflessione più ampia e complessa trascrivibile nel rapporto che si instaura tra il nuovo testo architettonico e contesto rappresentato dal luogo. Possiamo affermare che i progetti realizzati dai due autori titolari dello studio3 non rappresentano mai una semplice operazione di inserimento dell’opera come soggetto autonomo in un sito, bensì sviluppano sempre nuove occasioni per costruire relazioni con il contesto e metterne in luce i propri caratteri.
Claw House. Un’architettura stereotomica scavata
La casa è collocata strategicamente nel punto più alto del sito ed è definita da un impianto a pinza4, come due chele che definiscono tipologicamente una corte aperta verso l’esterno. Questa particolare configurazione morfologica definisce un dispositivo a diaframma in grado di mettere a fuoco simultaneamente diverse forme di paesaggi. Quello collinare in cui sorge il lotto, quello lagunare del lago d’Iseo, quello alpino del monte Adamello. Un’architettura, quella della Claw House capace di disegnare, come un caleidoscopio, differenti sguardi sulla geografia del territorio che fanno da sfondo al quarto lato assente della corte. Nell’estremità del braccio est della casa si collocano gli ambienti a giorno, aperti grazie alle ampie finestre, oltre che sulla corte interna, sulla riserva naturale del Torbiere del Sebino e sulle montagne dell’Adamello. Nel secondo braccio, quello ad ovest, trova spazio la zona notte le cui aperture verso l’esterno sono rivolte verso il lago. La figura della casa, in planimetria, si chiude sul lato sud dove trovano spazio la rampa di accesso al livello ipogeo e la scala che raccorda la quota topograficamente più bassa del sito con quella superiore di accesso alla casa. L’ingresso è ricavato in una nicchia a forma trapezoidale all’interno della facciata e permette di accedere direttamente nella zona pranzo e soggiorno. In sezione l’attacco al suolo è configurato da uno scavo ove è collocata l’autorimessa, mentre l’attacco al cielo è definito da una copertura che disegna una geometria ad origami. L’intero volume è rivestito da un’unica superficie mono-materica. Questo permette di percepire la casa come un unico corpo stereotomico. Una stereotomia scavata al suo interno dalla corte aperta definibile, in chiave semperiana, come il vero focolare dello spazio domestico capace di estendersi alla scala più ampia del paesaggio. La corte aperta assolve al ruolo di fulcro tra lo spazio interno e lo spazio esterno, mentre il ruolo delle aperture ottenute attraverso operazioni di scavo nel muro, costruiscono continui e mutevoli paesaggi sotto forma di diverse viste ed inquadrature.
Opere paradigmatiche
La Claw House ha dei chiari riferimenti ad architetture del passato che possono essere assunte come opere paradigmatiche. Esempi miliari presi a prestito dalla cultura del progetto. Il principale riferimento per la residenza in oggetto sono due opere dei fratelli Aires Mateus, Casa a Coruche e Casa ad Aroeira, entrambe del 2010. L’idea dei due architetti portoghesi è quella di esplorare, così come essi stessi definiscono, “il punto limite di riconoscibilità dell’archetipo della casa, attraverso la sottrazione di un patio e la successiva sottrazione degli spazi principali”5. Una esplorazione compositiva dello spazio domestico capace di rileggere il significato e il senso degli stilemi architettonici della casa tradizionale: muro, parete, tetto, finestre. La Casa a Coruche è inscrivibile in una losanga irregolare scavata al suo interno. L’inserimento della corte al centro della figura distrugge la compattezza del volume chiuso di partenza generando uno spazio cavo centrale, così come succede nella Claw House, mentre nei corpi laterali, quattro spazi interni principali, trovano collocazione gli ambienti della zona giorno e zona notte della casa. Il secondo riferimento è Casa ad Aroeira a forma esagonale, a cui i fratelli Mateus si ispirano a loro volta per la definizione di una tipologia insediativa delle residenze costruite negli anni ’60. Lo spazio centrale vuoto si apre all’esterno verso il fiume che connota il paesaggio. Tutti gli ambienti si dispongono in modo circolare intorno alla cavità definita dal vuoto senza nessuna soluzione di continuità. La copertura, bianca, in continuità con il colore delle pareti della casa, permette di definire un volume scultoreo dal forte carattere stereotomico. Medesima soluzione adottata dallo Studio ARW, anche se in questo caso il materiale è il legno.
Nella ricerca dell’archetipo dello spazio domestico inteso come un dispositivo in grado di definire una relazione con lo spazio esterno e in generale con la dimensione più ampia del territorio, possono essere citate altre due opere. L’opera Guidotti House, più comunemente conosciuta come “Casa del Sindaco” di Luigi Snozzi a Monte Carasso nel Canton Ticino in Svizzera. La casa costituisce uno dei paradigmi dell’architettura contemporanea. Essa definisce con lo spazio esterno un particolare dialogo con il vigneto e il giardino. L’estensione dello spazio domestico è delimitata dal muro che chiude il lotto dalla strada e segna la direzione del rapporto tra spazio interno e spazio esterno inteso come una dilatazione della residenza.
Il secondo riferimento culturale per Claw House è Une Petite Maison di Le Corbusier. Il lavoro dello Studio ARW per il progetto della Claw House è tutto incentrato nel definire continue inquadrature sul territorio in modo da costruire figure di paesaggio. Un dispositivo che trova nella storia dell’architettura moderna, riferimento nella Petite Maison che l’architetto svizzero disegna per suoi genitori sul Lago Lemano. Il riferimento alla vista sul lago è una icona di come una semplice apertura sia in grado di definire un paesaggio6
Mutazione del tipo a corte. Una sperimentazione progettuale
Il lavoro di ricerca progettuale dello Studio ARW presenta un forte carattere sperimentale in termini di innovazione della tipologia architettonica ed in particolare di quella a corte. Questo indipendentemente dal programma funzionale a cui le singole architetture commissionate allo studio dovranno assolvere. Pertanto, la possibilità di riscrivere ogni volta la forma del luogo, diventa il leitmotiv del loro percorso professionale comune ai diversi ambiti progettuali: dalla scala domestica dell’abitare, fino ai luoghi urbani della città. In entrambe le scale la tipologia a corte diventa lo strumento chiave per le diverse soluzioni progettate. Molti sono gli esempi.
Il progetto per Centro Tecnico Municipale ad Achères in Francia, si estende su un’area di oltre 5 mila mq, di cui quasi 3 mila di superficie costruita. Gli spazi coperti, così come richiesto dal programma funzionale della municipalità, sono destinati ad atelier, deposito, uffici ed archivio. Essi sono tutti disposti intorno ad uno spazio centrale vuoto che si chiude a corte grazie ad un muro di altezza variabile che disegna il quarto lato della composizione urbana del complesso. L’edificio si struttura con campate in legno lamellare secondo una sequenza sincopata variabile da 4,5 – 5,5 – 6,5 metri in modo da assolvere alle diverse esigenze funzionali a cui gli spazi interni devono assolvere. L’edificio si avvale di un doppio linguaggio nella definizione del suo involucro. Quello esterno modulato dalla scansione delle campate che si relaziona con il paesaggio circostante, e quello interno della corte la cui superficie dell’involucro è in policarbonato. Questo permette al vuoto centrale di essere uno spazio dal quale poter captare una fonte luminosa, di luce naturale diffusa, che permette di illuminare tutti gli spazi interni con luce neutra ed omogenea.
Il secondo progetto è il “Condensatore culturale nel parco”. La corte a forma di spazio triangolare configura l’impianto insediativo del progetto per il polo culturale con biblioteca, teatro e sala polifunzionale. L’edificio è collocato in un luogo strategico dal punto di vista urbano, tra il parco della Villa Reale di Monza e l’abitato storico di Vedano. L’edificio ricalca la morfologia del lotto, un poligono irregolare, sul quale insisteva un cinema recentemente demolito. Obiettivo della soluzione progettuale è quello di definire una sequenza di spazi pubblici aperti tra la piazza a corte di forma triangolare all’interno dell’edificio e la piazza esterna. Questo permette di realizzare una continuità tra le diverse forme di spazio pubblico interno ed esterno all’edificio. Il vestibolo urbano della relazione tra le due diverse forme dello spazio pubblico è definito da due corpi a larghezza variabile che disegnano la corte triangolare e che contengono la sala teatro da un lato e la biblioteca dall’altra. Ancora una volta l’impianto a corte diventa lo strumento per la definizione non di una tipologia architettonica, ma di un dispositivo spaziale capace di costruire relazione tra interno dell’edificio, sia esso pubblico o privato, con lo spazio esterno.
Altro esempio di soluzione progettuale attraverso l’interpretazione della corte è il Centro Direzionale per la Regione Sicilia. La lettura del contesto periferico a nord del capoluogo siciliano individua frammenti urbani che definiscono isole non connesse tra di loro e con il sistema infrastrutturale della città. A queste condizioni di perifericità dell’area fa da sfondo il sistema delle aree coltivate, dei parchi verdi, di Monte Ercta e di Capo Gallo. Un sistema di preesistenze ambientali che definisce un doppio paesaggio a scala territoriale che si apre sul mare. Ad est sulla spiaggia di Mondello e ad ovest su quella di Sferracavallo. La soluzione progettuale, adottata dallo studio, per il Centro Direzionale cerca di ribaltare la condizione di perifericità del sito in una centralità per mezzo di un nuovo grande recinto “osmotico” così come viene definito dagli autori. Uno spazio capace di definire una grande corte urbana a servizio della città, oltre che per gli uffici delle Regione.
Il sistema dell’impianto a corte è la soluzione adottata per il progetto della Cittadella dello Sport a Novara. Un’area totale di intervento di oltre 200 mila mq. Uno studio per la definizione di aree per il nuovo parco tematico per lo sport, insieme alla riqualificazione e valorizzazione degli edifici già esistenti definisce un nuovo paesaggio urbano. Il progetto nasce dall’esigenza di riqualificare le strutture sportive dell’intero impianto e i relativi spazi aperti di pertinenza con le grandi superfici dedicate a parcheggio. Il lotto è delimitato dal torrente Agogna che segna il limite a sud con il paesaggio rurale definito dai fondi agricoli. Il core del progetto è quello di realizzare una sequenza di recinti, ognuno dei quali diventa singolarmente una corte dedicata alle attività sportive, e tutte in relazione tra di esse diventano tessuto connettivo dello spazio pubblico.
Ultimo esempio di come il tema della corte sia la matrice sulla quale lo Studio ARW sperimenta continue soluzioni è il progetto per la Definizione del Corridoio Unesco di connessione e valorizzazione dell’Area Archeologica Capitolium, Teatro Romano e Complesso Museale di Santa Giulia a Brescia. Il progetto ha come principale obiettivo quello di connettere e mettere in relazione, durante le ore di apertura degli spazi museali, attraverso un percorso il Tempio Capitolino, il Teatro romano e il complesso di Santa Giulia. L’idea progettuale è quella di aprire i diversi recinti, in ordine: quello dello spazio antistante il Tempio Capitolino, quello dell’emiciclo del Teatro, e quello della corte del complesso museale di Santa Giulia in modo da definire una concatenatio di corti urbane per la città di Brescia. Il progetto definisce una sezione urbana di attraversamento del più importante sito archeologico della città di Brescia. I tre diversi recinti mettono in atto una narrazione nello spazio e nel tempo della memoria della città.
Note
1 Area totale di intervento: 1.790 mq. Superficie costruita: 262 mq. Committente: Wood Beton S.p.A.
2 Camillo Botticini, in https://arw-associates.com/portfolio/claw-house/, consultato il 02/12/2021.
3 Lo studio professionale ARW è un laboratorio di ricerca nato nel 2016. I fondatori sono Camillo Botticini (1965) e Matteo Facchinelli (1977), in https://arw-associates.com/studio/, consultato il 02/12/2021.
4 Claw: tenaglia, chela, pinza, https://www.wordreference.com/it/, consultato il 02/12/2021.
5 M. Aires Mateus, Presentazione, in F. Cacciatore, Abitare il limite, Lettera Ventidue, Siracusa 2009, p. 10.
6 Enrico Ghezzi, critico cinematografico, definisce la “finestra come una cornice di cielo”.
Bibliografia
- Cacciatore Francesco, Abitare il limite. Dodici case di Aires Mateus & Associados, LetteraVentidue, Siracusa 2009.
- Messina Bruno (a cura), Le Corbusier. Une Petite Maison, Biblioteca del Cenide, Cannietello 2004.
Sitografia
-www.botticini-arch.com/wordpress/wp-content/uploads/2019/03/ClawHouse, consultato il 27/11/2021.
-www.theplan.it/award-2019-villa/claw-house-1, consultato il 27/11/2021.
-www.archdaily.com/188322/house-in-aroeira-aires-mateus/5004c50c28ba0d4e8d0000d9-house-in-aroeira-aires-mateus-detailed-plan, consultato il 27/11/2021.
-ofhouses.com/post/641348147233406976/865-luigi-snozzi-guidotti-house-casa-del, consultato il 27/11/2021.
-www.modalitademode.com/la-casa-che-non-avro-mai/villa-le-lac-le-corbusier/, consultato il 27/11/2021.
-arw-associates.com/studio/, consultato il 02/12/2021.
Didascalia
Architectural Research Workshop, ARW, Claw House, Vista della corte e a volo d'uccello, Plastico, 2018, in www.theplan.it/award-2019-villa/claw-house-1, consultato il 02/12/2021.
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