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Quaderna: uno sguardo a quadretti

Giovanni Battista Cocco

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Quaderna è il nome di un gruppo di oggetti, costituito da tavolo, tavolo-scrivania, consolle e panchetta, progettati da Superstudio e successivamente acquistati da Aurelio Zanotta, che li presenterà a Parigi in occasione del Salone internazionale dell’arredamento nel 1971, per promuoverne la produzione. Questo design è riconducibile alle ricerche del gruppo denominate Istogrammi d’architettura, raccolte di scritti, disegni e mobili, prodotti tra il 1969 e il 1973. Più specificatamente, esso fa parte de La serie Misura “M”, che comprende letti, contenitori, tavoli e sedili, con cui Superstudio - dopo un’attività progettuale dedicata al “design di evasione e design d’invenzione”1, con la quale ha inteso scardinare gli archetipi legati alla vita domestica, all’uso razionale dei suoi spazi e dei suoi oggetti - propone una teoria fondata su un “processo riduttivo generale” attraverso il quale ottenere, con il minimo sforzo, un passaggio diretto dell’informazione legata all’oggetto stesso. Ciò è particolarmente evidente nella possibilità di attribuire alle forme una scala diversa in rapporto al referente - Arredo, Architettura, Monumento Continuo - quando significante e significato conferiscono valore al segno. Uno studio, dunque, che procede ‘dal cucchiaio alla città’, in cui la stessa misura è assunta come fatto esclusivamente dimensionale.
La serie di mobili è realizzata in truciolare con rivestimento in laminato plastico serigrafato Print finitura sei, il cui disegno, omogeneo e isotropo, è costituito da quadretti con interasse di 3 cm su fondo bianco2. Le superfici, tutte identicamente prodotte, sono orientate secondo i tre assi cartesiani. Questo aspetto conferisce all’oggetto un particolare carattere estetico: a fronte di una totale omogeneità dei piani, esso appare, infatti, visivamente marcato nei suoi spigoli, data la convergenza delle linee del reticolo. La ricerca avanza interrogando situazioni, intenzioni e comportamenti: ciò, ad esempio, porta a ‘innestare’ su questi solidi altri elementi, riconducibili sia alla necessità di avvicinare il prodotto alle forme anatomiche attraverso l’uso di sedili e di cuscini, sia all’esigenza di rendere lo stesso più funzionale con l’inserimento di maniglie e di ruote. Tuttavia, queste parti intrattengono un rapporto di complementarietà con la forma a cui si accostano, garantendone la piena distinguibilità, ma allo stesso tempo attribuendo ad essa un ruolo di dominio rispetto all’insieme3. Inoltre, il ricorso al “disegno unico”, così come l’assenza di colore e di comunicazione, sono segno della precisa volontà, assunta nel processo immaginativo condotto dal gruppo, di rendere neutrali le forme, perché possano essere disponibili a tutte le possibili interpretazioni. Gli Istogrammi, infatti, dimostrano di essere, prima di tutto, un fatto appartenente alla figurazione del pensiero scientifico e, successivamente - con l’inserimento della terza dimensione - forme architettoniche. In questo passaggio queste ultime conservano gli esiti del pensiero riduzionista che le ha generate.
È qui d’interesse ricordare che La serie misura, così come gli studi precedenti, rappresentano il prosieguo di un “Viaggio nelle Regioni della Ragione”, condotto da Superstudio rivendicando, per sé stesso, un’azione progettuale libera, e dando agli altri un’analoga condizione nell’uso degli esiti del loro lavoro4. Contemporaneamente, essa offre un’inedita interpretazione degli spazi dell’abitare, a cui attribuisce la ‘leggerezza’ perduta, attraverso figure spaziali, tanto inaspettate quanto possibili, e sempre capaci di costruire un ‘attrito critico’ con la realtà presente (“utopia negativa”).
Quale altra architettura è stata tanto fertile di contraddizioni quanto ricca d’immaginari progettuali, come quella di Superstudio? Quali ricerche hanno saputo volare sulla terra leggere, libere da sovrastrutture mentali, per anticipare le derive possibili dei modi con cui l’uomo abita? E ancora, quale significato assume Quaderna nella città del presente? Come spesso accade nelle neoavanguardie, la loro sperimentazione agisce hic et nunc, costituendo uno shock rispetto alle strutture mentali precostituite e operanti. Nello stesso tempo, essa è in grado di aprire diversi percorsi immaginativi a chi, anche in momenti successivi al pensiero che l’ha generata, ha l’umiltà di accostarvisi, “per uscire dalle cubiche case della disciplina e della ragionevole scienza”5.
Tali studi dimostrano che la libertà del progetto, quando esso si fa lettura critica del presente, è un lento vagare senza una precisa intenzionalità di mostrare, di saper dire e di saper significare. È la ricerca paziente di una ‘meta’, che si mostra labile non appena si pensa di averla raggiunta. Quaderna mette a nudo il primato della forma e offre, ancora oggi, la possibilità di inebriarsi dell’azione salvifica dell’architettura nei confronti del paesaggio, che esiste solo come sua immediata conseguenza.

Note

1 Design d’invenzione e design d’evasione/Invention Design and Evasion Design, in “Domus”, n. 475, 1969, pp. 28-33.
2 Questo laminato plastico è stato disegnato da Superstudio per Abet Print, in occasione della mostra itinerante, ideata da Archizoom, Clino Trini Castelli, Ettore Sottsass, Georges Sowden e Superstudio, L’invenzione della Superficie Neutra nel 1972, e successivamente prodotto esclusivamente per La serie Misura.
3 Cfr. Superstudio, Opere 1966-1978, in G. Mastrigli (a cura), Quodlibet, Macerata 2016, pp. 126-143; Superstudio, Testimonianza a quadretti, in “Casabella”, n. 376, 1973, pp. 46-48; Superstudio:Dal catalogo degli istogrammi la serie “Misura”, “Domus”, n. 517, 1972, pp. 36-37.
4 Quando Alessandro Mendini pubblica nella copertina del numero 367 (1972) di “Casabella” il Gorilla Beringei, dell’American Museum of Natural History di New York, che batte sul suo petto l’etichetta che riporta la scritta “Radical design”, egli intende porre l'accento, come d'altra parte sottolinea nel suo editoriale, sull’esperienza del ‘controdesign’ italiano esposto al MoMA di New York in occasione della mostra "Italy: the new domestic landscape", allestita da Emilio Ambasz, riconoscendo l’appartenenza di Superstudio a questa corrente architettonica. Tale riconoscimento è stato visto dal gruppo come un atto limitante la sua libertà di pensiero e di azione, per quanto esso abbia proseguito le sue sperimentazioni e dato avvio, peraltro, a nuove ricerche di natura antropologica, definite “Atti Fondamentali”.
5 Supertudio, Testimonianza, cit., p. 46.

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